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BUONISMO

Definisco buonismo  la falsa bontà, ma, volendo mantenere il termine, distinguerei il buonismo vero, sincero da quello finto, forzato, occulto o sbandierato. Se la distinzione apparisse grossolana mi costringo a fare il pignolo dividendo l’umanità, relativamente all’argomento, in quattro categorie. La prima quella delle persone pie, quelle cioè che posseggono la bontà da dna, le uniche che pagano in prima persona il prezzo della bontà: tempo, disponibilità, solidarietà, denaro ecc.: rarità. La seconda quella dei buoni da necessità/facciata, che comprende non pochi religiosi e politici. La terza quella dei buoni da convenienza, rappresentata da tutti quelli convinti che fare i buoni non può che produrre i migliori frutti in termini di ritorno. L’ultima è quella della gente realista. Il termine è qui argomentato con specifico riferimento al terrorismo e all’immigrazione. Tentiamo di farne chiarezza.

Quasi quotidianamente i media ci propinano notizie su efferatezze perpetrate da estremisti, ci narrano scene agghiaccianti di crudeltà inaudita. Assistiamo increduli ed impotenti a questa situazione ma, non vivendola personalmente né percependola a noi vicina, di li a poco ce ne dimentichiamo. E’ la natura umana, cioè l’egoismo. Ma, più che sbigottire di questi fatti, che appare inopportuno definire disumani proprio perché è l’uomo che dimostra ampia e ripetuta capacità di compierli, si rimane sconcertati (ma di poco, infatti non è che una forma di egoismo!) nel notare che c’è sempre qualcuno pronto a trovare ad ogni costo una giustificazione, una scusante, una motivazione accompagnate da soluzioni per lo meno fantasiose, a sfidare equilibrismi interpretativi a livello sociologico o economico. Ad esempio una logica che brilla nella mente del buonista di turno è quella di attribuire la causa del terrorismo all’ignoranza e quindi la soluzione ovvia per combatterlo sarebbe quella di sostenere la cultura degli attentatori in pectore . E’ notorio invece che molti degli ideatori e in genere chi comanda quei gruppi sono acculturati, spesso laureati presso università occidentali! Altra tesi stoltamente avanzata è quella di chiamare in causa la povertà: senza disturbare casi meno noti è sufficiente rammentare Bin Laden ed il suo successore Al Zawahiri, arciricchi! Un’altra tesi, strumentale, è quella portata avanti da altri analisti  politically correct che ricondurrebbe ad una “colpa dell’occidente”, come l’invasione dell’Iraq, e quindi giustificandola, la reazione del fenomeno jihad; se così fosse come giustificare i massacri di decine di migliaia di cristiani perpetrati negli anni in pakistan ed in zone estranee all’Iraq ad opera di islamici? La realtà?: gli ideatori ed i finanziatori, i cosiddetti califfi, non sono né poveri né ignoranti, ma semplicemente dei furbi ed esaltati che mirano al potere economico e politico/religioso, manovrando sapientemente giovani, forse molti di loro si, poveri, ignoranti e dalle menti fragili, chi con problemi d’identità, chi con la mente imbottita di fantastiche previsioni di una rivalsa dell’islam sull’infedele occidente, chi accecato dalla promessa di un paradiso nell’altro mondo, chi più semplicemente frustato e non integrato adeguatamente nelle realtà europee in cui vive.

Altra considerazione: molti islamici, non esclusivamente estremisti, vedono l’occidente come il demonio per cui non riconoscono anzi ne condannano usi, costumi, politica, religione, arti, tutto quello che sono nostre faticose conquiste di civiltà.  Tenendo conto del gap civiltà che ci separa (non è certo sentimento antirazziale ma semplice constatazione della realtà politica e religiosa di determinate zone),  la qual cosa potrebbe indurci a subire in religiosa pazienza le loro incomprensioni, mi chiedo: non sarebbero più credibili se eliminassero dalla loro vita tutto ciò che è occidentale: pc, internet, cellulari, auto, armi, ecc  O queste cose fanno eccezione perché sono utili?

Con specifico riguardo agli estremisti, vi è dubbio che si tratta di vigliacchi, di esseri senza umanità, senza cuore, senza sangue, senza dignità, drogati, capaci solo di fare del male, con un’ideologia che si basa su un’interpretazione nichilista e distorta dell’Islam, che li spinge a ritenersi portatori di idee superiori tali da doverle imporre a chi dissente ed insegnarle ai figli? Forse è lo stesso Corano che incoraggia tali interpretazioni? Vediamolo.

Tanta gente, al contrario di certi politici che continuano ad ignorarla per ignavia o motivi che sfuggono, non ha ben compreso la vera portata del terrorismo. E’ vero, non è facile, per chi studioso non è, districarsi nel caos dello scacchiere mediorientale né tantomeno comprendere le storie che riguardino sionismo, antisemitismo, sufismo, sciismo, sunnismo, salafismo, wahabismo saudita, e, tutto sommato, non ci interessa, ma ho concluso le mie letture con  la convinzione che i terroristi  non sempre siano fondamentalisti. Fondamentalista è infatti chi segue pedissequamente  una religione e, per quanto riportato in seguito, la religione islamica prevede gli eccidi o, comunque, interpreta in modo radicale quell’idea. Ma sono certo che tra i terroristi c’è chi fondamentalista non lo è e si lasci comunque convincere ad entrare nel sistema per emergere dall’irrilevanza sociale, per paura, per la possibilità di entrare in un mondo autoreferenziale dove si ragiona esclusivamente in termini di sopraffazione dell’avversario, per le opportunità economiche, per il facile e repentino passaggio dalla nullità al protagonismo, per un futuro potere politico, per la possibilità di sostentamento alla propria famiglia ecc. La mia conclusione  pertanto è che i terroristi non possono che rientrare in una delle due fasce, ma non azzardo percentuali di appartenenza: a naso direi che chi non è sotto droghe, non ha interessi economici e si lascia saltare in aria sia fondamentalista (caso rarissimo), chi, pur drogato, dopo un attentato perpetrato si da alla fuga evidentemente non lo è. Comunque sia un ruolo determinante in entrambi i casi lo ha il denaro e naturalmente l’egoismo. Gli appartenenti ad entrambe le fasce sono perdonabili dal punto di vista cristiano (i primi per presunti ideali religiosi, e quindi invasati, potrebbero essere assimilabili ai pazzi, i secondi per sete di potere ed interessi vari, assimilabili ai colpevoli per gravi reati a fini materiali) ma non sono né giuridicamente né moralmente né umanamente giustificabili per rispetto delle vittime a cui gli stessi hanno mancato di rispetto, e pertanto vanno esclusi dalla società.  Prima di procedere, trovo utile riportare alcuni stralci originali ed esplicativi tratti dal sito www. Camcris.altervista.org :

(A)”Fondamentalismo è un sinonimo di ortodossia. Un religioso fondamentalista è semplicemente una persona che è fedele alle dottrine della propria religione.

Per comprendere il Cristianesimo e l’Islam, dobbiamo considerare irrilevante quel che un Cristiano o un Musulmano possono improvvisare relativamente alle loro rispettive religioni. Chiunque può inventarsi una propria religione, ad esempio, prendendo dalla Bibbia quello che gli piace e strappando via quello che non gradisce. Ma questo è un atto disonesto e ipocrita, e probabilmente è considerato un’eresia per qualunque religione. Su quale base si può affermare di saperne di più su una religione rispetto a chi l’ha promulgata?

Vediamo dunque di esaminare quelli che sono i testi fondamentali delle due maggiori religioni del mondo: il Cristianesimo e l’Islam. Esploreremo e confronteremo, allora, la Bibbia e il Corano (include le tradizioni scritte dell’Islam).

Nel confrontare il Cristianesimo ortodosso (cioè fondamentale) e l’Islam ortodosso (fondamentale), ci rivolgiamo a una varietà di persone, tra cui:

Quelle persone che vogliono sinceramente imparare di più su queste due religioni. Gran parte dei Cristiani conoscono poco sull’Islam (la religione dei Musulmani). Allo stesso modo, gran parte dei Musulmani hanno idee sbagliate sul Cristianesimo. Inoltre, molte persone di entrambe le fedi non conoscono a sufficienza neppure la loro stessa religione per poter convalidare le verità affermate.

Ci rivolgiamo anche a quelle persone che sono nella falsa convinzione che tutte le religioni sono ugualmente valide, o che tutte le religioni portano a Dio. Dimostreremo con chiarezza che il Cristianesimo e l’Islam sono inconciliabili tra loro, offrendo riferimenti dettagliati dalla Bibbia, dal Corano (Qur’an), e dagli Hadith di Bukhari, affinché il lettore attento possa controllare di persona le fonti.

I Cristiani e i Musulmani hanno alcune convinzioni in comune. Entrambi crediamo che esiste un solo Dio che ha creato l’universo e che è sovrano sulle vite degli uomini. Crediamo che Dio è la fonte della giustizia e della moralità, e che la sua giustizia sarà definitivamente dispensata nella vita dopo la morte in cielo e all’inferno.

I Cristiani fondamentalisti e i Musulmani fondamentalisti credono che cose come la pornografia e il vivere dissolutamente corrompano e contaminino la società. Infatti, una delle ragioni a cui si deve la forte reazione negativa nei paesi Musulmani verso la civiltà occidentale, è l’influenza di tali pratiche emanate dall’Occidente, che essi considerano “cristiano”.

Ma ci sono molte cose su cui siamo in disaccordo. I punti di dissenso toccano ogni importante dottrina religiosa, e sono tanto gravi da essere inconciliabili. Analizzeremo questi problemi uno ad uno. Molti Musulmani sono persone straordinariamente bonarie e desiderose della pace. E l’Islam ha in sé molti elementi di pacifismo. Comunque, chiunque voglia commettere una violenza è perfettamente giustificato dal Corano a farlo. Sebbene la violenza nel Corano a volte è intesa come autodifesa, molte altre volte è violenza gratuita. Numerosi passaggi nel Corano esortano i Musulmani a uccidere gli infedeli (cioè chiunque non è Musulmano). Si vedano le Sura 2:190-193, 2:216, 4:76, 5:32-36, 8:12-14, 8:39, 8:59, 8:65, 9:5, 9:14, 9:23-29, 9:38-41, 9:123, 47:4, 47:35, 61:4, e 66:9. Ed ancora:

jiad

Osama Bin Laden, nel famoso videotape scoperto in Afganistan nel 2001, disse: “mi è stato ordinato di combattere la gente fino a quando essi non diranno che non c’è altro dio se non Allah, e il suo profeta Maometto”. In queste parole echeggia il linguaggio del Corano stesso.

Ma il Corano non è la sola base per la violenza nell’Islam. L’esempio di Maometto stesso ha posto le fondamenta per la violenza mediante le sue opere e i suoi comandi, che si trovano negli hadith.

Esistono due significati per jihad. Uno si riferisce all’aspetto personale e spirituale di sopraffare i desideri peccaminosi. Ma significa anche usare la violenza per diffondere la religione islamica. Ai Musulmani viene insegnato che chi combatte e muore in una jihad riceve il perdono di tutto il male commesso, e viene ricompensato con una vita lussuriosa in paradiso (si vedano le Sura e Bukhari) .

Dunque, uccidendo i non Musulmani si ottiene la ricompensa più elevata in questa religione.

Maometto proclamò di aver avuto la sua prima visione da Allah nell’anno 610 D.C. I primi 13 anni del suo ministero furono contraddistinti da una predicazione pacifica nella città della Mecca. Durante questo periodo, Maometto sembra essere stato un uomo ben intenzionato che cercava di opporsi al paganesimo e al male che veniva compiuto in quei giorni.

Ma nell’anno 623 egli divenne un leader politico nella città di Medina. Col suo potere politico comparve un nuovo comportamento aggressivo. Egli attaccò le carovane pagane e usò la spada per diffondere la sua religione.

Maometto condusse personalmente almeno 27 sanguinose invasioni (alcuni ne riportano più di 60) e ordinò ai suoi seguaci di condurne molte altre. Maometto assassinò molti dei suoi oppositori durante la sua vita. Durante la sua battaglia contro i Giudei Quraiza, donne e bambini furono venduti come schiavi, e centinaia di uomini catturati furono giustiziati. Anche alcuni del suo stesso popolo furono inorriditi da queste cose.

La tradizione di violenza nell’Islam, che è iniziata con Maometto, continua ai giorni nostri. In ogni parte del mondo vi sono prove che alcuni Musulmani uccidono o comunque perseguitano le persone semplicemente perché non sono Musulmane. Questi fatti sono ben documentati in Nigeria, Algeria, Sudan (dove è documentata anche la moderna schiavitù), Egitto, Iran, Afghanistan, Tajikistan, Pakistan, Iraq, e Malesia (chi fosse interessato, può acquistare i videotape dal sito http://www.faithfacts.org).

Secondo l’organizzazione Voice of the Martyr (http://www.persecution.com), ben 160.000 Cristiani vengono uccisi ogni anno a causa della loro fede – e la stragrande maggioranza di essi sono uccisi da Musulmani. Se l’Islam è una religione di pace, perché c’è così tanta oppressione in tutti i paesi Musulmani?

Secondo un documentario PBS Frontline intitolato “Saudi Time Bomb?” (“Bomba a orologeria Saudita?”), nell’anno 2000 i libri di testo del Ministero dell’Educazione dell’Arabia Saudita contenevano un insegnamento ripugnante. Tale insegnamento, che proviene dagli hadith (Bukhari 4:176-177) secondo l’insegnamento di Maometto stesso, fa parte dell’istruzione dell’obbligo per tutti i bambini delle scuole media dell’Arabia Saudita. L’insegnamento, intitolato “La vittoria dei Musulmani sugli Ebrei”, è il seguente:

“L’ultima ora non verrà prima che i Musulmani combatteranno gli Ebrei, e i Musulmani li uccideranno. Così gli Ebrei si nasconderanno dietro le rocce e gli alberi. Allora le rocce e gli alberi grideranno: ‘Oh, Musulmani. Oh, Servitori di Dio. C’è un Ebreo dietro di me. Venite e uccidetelo’.”

Fa parte del testo anche un elenco di princìpi, che comprendono il seguente:

Ebrei e Cristiani sono i vostri nemici. Essi non approveranno mai i Musulmani. State attenti a loro.”

Si, anche nella Bibbia sono registrati episodi di violenza, in particolare nell’Antico Testamento. Ad esempio, Dio istruì gli Israeliti a uscire dall’Egitto per prendere possesso della terra di Canaan uccidendo tutti i suoi abitanti. Ma vi è una netta differenza con la violenza del Corano.

Dalla Bibbia si evince chiaramente che la società che abitava Canaan meritò il giudizio di Dio in quanto corrotta da ogni sorta di pratica malvagia, tra cui l’abominazione del sacrificio umano di bambini (Deuteronomio 9:1-6, 12:29-31, 18:9-14; 1 Re 14:24; 2 Cronache 33:1-9, Esdra 9:11).
Il ritrovamento di letteratura religiosa cananea nel periodo 1929-37 a Ras Shamra (l’antica Ugarit nella Siria settentrionale) rivela l’adorazione di dèi immorali come El e Baal e la prostituzione sacra nel culto di Anath, Asherah e Astarte. Questa letteratura conferma pienamente le notizie dell’Antico Testamento sulla depravazione religiosa e la degradazione morale dei Cananei. Gli oggetti di culto, le immagini e la letteratura mostrano quanto la religione cananea fosse incentrata sul sesso, sui sacrifici umani, sul culto di serpenti, sulla prostituzione sacra e sui sacerdoti eunuchi. Lo squallido baratro di degradazione sociale a cui conducevano gli aspetti erotici dei culti cananei è scarsamente immaginabile.
Perciò Dio usò gli Israeliti per amministrare una giustizia specifica, proprio come più tardi usò altre società per amministrare giustizia contro gli Israeliti corrotti (vedi ad es. il libro di Geremia).

Esempi come questo nella Bibbia sono tutte circostanze particolari, specifiche, limitate nel tempo, per uno scopo preciso stabilito da Dio. Ma nel Corano, incontriamo comandi universali a uccidere e distruggere i nemici dell’Islam, applicabili a ogni tempo, luogo, e categoria di persone.

Gesù portò un messaggio non violento. Mentre nella storia numerose persone hanno tradito il messaggio di pace di Gesù, i suoi insegnamenti hanno un tono coerente di pace, servizio, amore e umiltà. Egli non ci ha mai detto di uccidere nessuno, e ha disdegnato la violenza. Solo alcuni dei numerosi passaggi biblici che potrebbero essere citati sono: Matteo 5:1-12, 5:43-44, 9:36, 19:30, 26:50-52; Marco 9:35; Luca 6:27-36, 9:54-55, 10:30-37, 22:49-51, 23:32-34; Giovanni 10:7-18, 13:1-17; Galati 5:22-23; Filippesi 2:6-8; 1 Tessalonicesi 5:15; e 1 Pietro 3:8-9. Vi incoraggiamo a leggere questi passaggi toccanti adesso, e considerare come sarebbe il mondo se tutti praticassero gli insegnamenti di Gesù.

Nell’Islam non c’è niente come il comandamento Cristiano di “amare i propri nemici” e di “porgere l’altra guancia” (Luca 6:27-37). Mentre il Cristianesimo insegna “ama il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 19:19), il Corano insegna ai suoi seguaci a non fare neppure amicizia con un Cristiano o con un Ebreo .

Un altro punto interessante è quello del concetto Islamico di carità, che differisce da quello Cristiano. I Musulmani sono chiamati a fare l’elemosina ai poveri, ma solo ai poveri Musulmani. In questo modo, i restanti beni del Musulmano resterebbero “puri”. Il concetto biblico di carità non è limitato ad alcun gruppo di persone. Infatti, Gesù usò delle illustrazioni per incoraggiare ad aiutare coloro che non sono nella fede (Luca 10:30-37).

L’Islam è più di una religione; è un’ideologia con dei chiari interessi sociopolitici. Non esiste la separazione tra chiesa e stato nell’Islam ortodosso. Le nozioni occidentali di democrazia e libertà sono in opposizione all’Islam ortodosso. L’umanità intera deve essere controllata completamente dalla legge Islamica, e non deve essere permesso allontanarsi dall’autorità di Allah. Il fatto che non esista libertà di religione nei paesi Musulmani è una prova che dimostra che l’Islam non vuole altro che il dominio globale attraverso il controllo politico.

C’è una tradizione credibile nell’Islam che afferma che ci sono tre motivi per cui qualcuno può essere ucciso: assassinio, adulterio, o abbandono dell’Islam (apostasia). Almeno un paese Musulmano, il Pakistan, ha una legge contro la bestemmia. Secondo questa legge, chiunque insulti Maometto può essere messo a morte.

Si sente affermare comunemente dalla stampa e dai media che l’Islam è una religione di pace. Questo è vero soltanto se inteso in un senso – la pace verrà quando tutte le religioni “concorrenti” saranno state sottomesse all’Islam (Sura 9:29). I Musulmani che dicono che l’Islam è una religione di pace, possono dirlo solo ignorando o adattando i suoi comandamenti violenti.

Tali questioni spiegano perché i leader Musulmani in tutto il mondo siano stati così accomodanti nel condannare l’attacco dell’11 settembre contro gli Stati Uniti. Anche in America, la loro risposta è stata: “Si, l’attacco era sbagliato, ma…” È ciò che segue il “ma” che è importante per comprendere le loro reali opinioni.

Nell’Islam, un uomo può avere fino a quattro mogli contemporaneamente . Inoltre, un uomo può “battere” una moglie disobbediente . Un esempio di Maometto stesso che batte la propria moglie.

Maometto aveva addirittura sedici mogli, due concubine/schiave, e quattro donne con le quali intratteneva relazioni incerte. È anche interessante notare che Maometto sposò sua nuora Zainab (Bukhari 9:516-518). Fece in modo che suo figlio adottivo Zaid divorziasse da Zainab in modo da poterla sposare. Il divorzio fu motivato dall’ammirazione che il profeta aveva per la bellezza di Zainab. Messo davanti al rifiuto di Zaid di sciogliere il suo matrimonio, Maometto ricevette un’altra comoda rivelazione da Allah, che non solo imponeva a Zaid di dare sua moglie a Maometto, ma decretava anche che non era sbagliato che un suocero togliesse sua nuora al proprio figlio adottivo.

Gli uomini sono superiori alle donne, secondo l’insegnamento Islamico. Per la legge Islamica, la testimonianza delle donne vale metà di quella degli uomini, perché la mente della donna è considerata insufficiente . Le donne sono autorizzate a ereditare solo metà di ciò che fanno gli uomini .

La prostituzione è comune in alcuni paesi Musulmani, specialmente in Africa. Alcuni Musulmani giustificano la prostituzione sposando le donne per la notte, che a loro sembra corretto fintanto che restano nel limite delle quattro mogli alla volta. La prostituzione può essere in parte il risultato dell’attitudine delle società Musulmane a dare massima libertà agli uomini, limitando al tempo stesso i diritti delle donne.

Il Corano e gli hadith insegnano che è moralmente accettevole obbligare le donne ad avere rapporti sessuali con chi le cattura. Secondo l’Islam, gli uomini possono divorziare dalle loro mogli, ma le mogli non hanno questo diritto (Sura 2:228). Ed è interessante notare che la maggior parte delle persone che vanno all’inferno sono donne (Bukhari 1:28, 1:301, e 2:161).

Un’altra istruttiva introduzione all’Islam la si può acquisire dal sito www.fisicamente.net di cui si riporta stralcio (A)

“COME NASCE UNA RELIGIONE. L’ISLAM ED I SACRI TESTI

di Cristopher Hitchens

da Dio non è grande (Einaudi, 2007)

Ci sono alcuni problemi sul fatto se l’islam sia una religione a sé o no. Esso inizialmente soddisfece il bisogno di un credo peculiare o distintivo da parte degli arabi, e si è poi sempre identificato con la loro lingua e con le loro successive impressionanti conquiste, le quali, sebbene non altrettanto sorprendenti di quelle del giovane Alessandro di Macedonia, finché non si esaurirono ai bordi dei Balcani e del Mediterraneo favorirono certamente nei musulmani l’idea di essere sostenuti dalla volontà divina. Ma l’islam, se lo si analizza, non è molto più di un assemblaggio piuttosto evidente e abborracciato di plagi, che si serve di libri e tradizioni precedenti, a seconda di cosa sembrassero richiedere le circostanze. Cosi, lungi dall’essere «nato nella limpida luce della storia», come si espresse molto generosamente Renan, l’islam, nelle sue origini, è invece torbido e approssimativo come le religioni da cui trasse i suoi prestiti. Ha immense pretese per sé, chiede ai suoi seguaci una sottomissione o una «resa» totali, ed esige per soprammercato deferenza e rispetto dai non credenti. Non c’è nulla, assolutamente nulla nei suoi insegnamenti che possa anche solo iniziare a giustificare una tale arroganza e una tale presunzione.

Il profeta morì nel 632 del nostro approssimativo calendario. Il primo racconto della sua vita fu redatto ben centoventi anni dopo da Ibn Ishaq; l’originale andò perduto e possiamo consultarlo soltanto attraverso una rielaborazione dovuta a Ibn Hisham, che mori nell’834. Siamo quindi di fronte a parecchio di oscuro e di sentito dire. E a ciò si aggiunga che non c’è comunità di vedute su come i seguaci del Profeta abbiano messo insieme il Corano o su come i suoi vari detti (alcuni dei quali registrati dai suoi segretari) siano stati codificati. Questo problema piuttosto familiare è ulteriormente complicato – persino più che nel caso cristiano – dalla questione della successione. A differenza di Gesù, che a quanto pare tornò alla terra assai presto senza lasciare discendenti (con buona pace del ridicolo Dan Brown), Maometto fu un generale e un politico, ma – benché padre prolifico diversamente da Alessandro di Macedonia – non lasciò istruzioni su chi dovesse raccogliere il suo mantello. Le dispute sulla leadership incominciarono quasi subito dopo la sua morte e cosi l’islam ebbe il suo primo grande scisma – tra sunniti e sciiti – prima ancora di istituirsi come sistema. Non dobbiamo prendere partito nello scisma, salvo per notare che almeno una delle scuole di interpretazione deve essere in errore. E l’identificazione iniziale dell’islam con un califfato mondano, in balia di contendenti litigiosi per il citato mantello, lo marchiò fin dall’inizio come un artefatto umano. .. .

Secondo alcuni accreditati interpreti, durante il primo califfato, quello di Abu Bakr, immediatamente successivo alla morte di Maometto, si fece strada il timore che le parole del Profeta, trasmesse solo oralmente, potessero andare dimenticate. Dopo la morte in battaglia di tanti soldati musulmani il numero di coloro che conservavano nello scrigno della loro memoria i1 Corano era diventato rischiosamente piccolo. Si decise perciò di raccogliere ogni testimonianza ancora viva, Insieme a «pezzi di carta, pietre, foglie di palma, scapole, costole, e lembi di cuoio», sui quali fossero stati scntti i detti del Profeta, e di consegnare il tutto a Zaid ibn Thabit, che era stato uno del suoi segretari, affinché ne facesse una raccolta autorevole.

Se la cosa è vera, il Corano daterebbe a un’epoca in realtà molto vicina a quando Maometto era in vita. Ma scopriamo rapidamente che non c’è certezza né accordo sulla verità della storia. Alcuni dicono che fu Ali – quarto califfo e fondatore dello sciismo – ad avere l’idea. Molti altri – la maggioranza sunnita – asseriscono che fu il califfo Uthman, il quale regnò dal 644 al 656, a prendere la decisione definitiva. Informato dal suoi generali che i soldati delle diverse province si azzuffavano su versioni discrepanti del Corano, Uthman ordinò a Zaid ibn Thabit di mettere assieme i vari testi, di unificarli e trascriverli in un testo unico. Quando il lavoro fu ultimato, Uthman ordinò che ne venissero mandate delle copie conformi a Kufa, Bassora, Damasco e in altri luoghi, mentre l’ originale doveva essere conservato a Medina. Uthman giocò dunque il canonico ruolo che era stato assunto, nella standardizzazione, depurazione e censura della Bibbia cristiana, da Ireneo e dal vescovo Atanasio di Alessandria. Il rotolo fu allestito, e alcuni testi vennero dichiarati sacri e infallibili mentre altri diventarono «apocrifi». Superando Atanasio, Uthman ordinò che tutte le edizioni precedenti e rivali venissero distrutte.

Anche ammettendo che tale versione degli eventi sia corretta – e ciò significherebbe che per i dotti non esisteva alcuna possibilità di stabilire, o anche solo di discutere, quanto fosse realmente accaduto al tempo di Maometto – il tentativo di Uthman di eliminare il disaccordo risultò vano. La lingua araba scritta ha due tratti che rendono difficile per un estraneo apprenderla: essa usa dei puntini per distinguere consonanti come «b» e «t», e nella sua forma originaria non aveva segni o simboli per le vocali brevi, le quali furono talora rese con lineette o con segni simili a virgole. Queste varianti permisero letture notevolmente diverse anche della stessa versione di Uthman. I caratteri non furono standardizzati fino al tardo IX secolo, e nel frattempo il Corano senza puntini e con estemporanei segni vocalici aveva generato interpretazioni completamente diverse, come fa ancora. Ciò potrebbe non importare nel caso dell’Iliade, ma ricordiamoci che qui dovremmo stare parlando dell’inalterabile (e finale) parola di dio. C’è ovviamente un nesso tra l’evidente debolezza di questa pretesa e la certezza incrollabile e fanatica con cui viene avanzata. Per fare un esempio che difficilmente potrebbe essere definito trascurabile, le parole arabe scritte all’esterno della Cupola della Roccia, a Gerusalemme, sono differenti da qualsiasi versione presente nel Corano.

La situazione è ancora più incerta e deplorevole se veniamo ai hadith, ovvero a quella vasta letteratura secondaria, di matrice orale, che dovrebbe raccogliere i detti e i fatti di Maometto I, il racconto della compilazione del Corano e i detti dei «compagni del Profeta». Ogni hadith considerato autentico deve poi essere supportato da un isnad, o catena di testimoni che si suppongono affidabili. Molti musulmani conformano i loro comportamenti nella vita quotidiana a questi aneddoti: considerando, ad esempio, i cani animali sporchi sul solo fondamento che Maometto si dice la pensasse cosi (…).

Come è facile aspettarsi, le sei raccolte autorizzate di hadith, che inanellano sentito dire su sentito dire attraverso il lungo dipanarsi della catena degli isnad («A ha detto a B, che lo ha saputo da C, che lo aveva appreso da D») furono messe insieme secoli dopo gli eventi che dovrebbero descrivere. Uno dei più famosi dei sei compilatori, Bukhari, mori duecentotrentotto anni dopo la dipartita di Maometto. Bukhari è reputato eccezionalmente affidabile e onesto dai musulmani, e sembra avere meritato la sua reputazione perché, delle trecentomila attestazioni che accumulò in una vita completamente consacrata al progetto, stabilì che duecentomila fossero totalmente prive di valore e di conferme. Ulteriori esclusioni di tradizioni dubbie e di discutibili isnad ridussero il computo finale a dieci mila hadith. Siete liberi di credere, se lo volete, che da questa informe massa di testimonianze illetterate e semidimenticate il pio Bukhari, più di due secoli dopo, sia riuscito a selezionare solo quelli in grado di superare il vaglio della purezza e della genuinità.

Per alcuni di questi candidati all’ autenticità la questione non dovette essere molto complessa. Lo studioso ungherese Ignaz Goldziher – cito da un recente lavoro di Reza Aslan – fu tra i primi a mostrare come molti hadith non fossero altro che «versetti della Torah e dei Vangeli, frammenti di detti rabbinici, antiche massime persiane, passi di filosofia greca, proverbi indiani e perfino una riproduzione, quasi parola per parola, del Padrenostro». Nei hadith si possono trovare brani di citazioni bibliche più o meno corrette, tra cui la parabola degli operai ingaggiati all’ultimo momento per lavorare una vigna e il precetto «Non sappia la tua mano sinistra cosa fa la tua mano destra». L’ultimo esempio significa semplicemente che un pezzo di futile e falsamente profonda morale trova il suo posto in due corpi di scrittura rivelata. Aslan nota come nel corso del IX secolo i legisti musulmani, che cercavano di formulare e codificare il diritto islamico attraverso la procedura nota come ijtihad, dovettero collocare molti hadith nelle seguenti categorie: «bugie dette per guadagno materiale e bugie dette a beneficio ideologico». Molto correttamente, l’islam peraltro ripudia l’idea di essere una nuova fede – e tanto meno si presenta come l’obliterazione di quelle precedenti – e utilizza le profezie dell’ Antico Testamento e i Vangeli del Nuovo Testamento come stampelle o riserve permanenti, su cui appoggiarsi o da cui prendere. A compenso di tale modestia epigonica, tutto quello che chiede è di essere riconosciuto come la rivelazione assoluta e finale.”

Riporto, estrapolandoli, alcuni dati dell’indagine pubblicata recentemente da Repubblica da cui risulta che su 1.619.366 di musulmani presenti nel 2014 in Italia, circa 50.000 pensano che lo stato islamico cerca di diffondere il vero Islam, circa 24.000 pensano di combattere per i veri valori dell’Islam ed infine che solo il 34,6% degli intervistati crede sia necessario formare i musulmani al rispetto delle leggi italiane!

Estremamente interessanti ed istruttivi i testi dei due studiosi storici Bernard Lewis  e Giorgio Vercellin, in cui si ribadisce oltre ogni dubbio che nell’islam religione e politica sono inseparabili, che tutte le guerre hanno origine dalla religione ed in particolare dall’eterna contrapposizione tra sciiti e sunniti, e che non vi sono presunte motivazioni sociologiche accampate da tanti presunti studiosi, la cui forse sola colpa è quella di respingere l’idea che esistono popolazioni e culture per cui la fede è talmente importante da divenire fondamentalista.

In particolare sembra che Hezbolah abbia origine sciita e i jiadisti origine sunnita, quest’ultimi derivano dal wahabismo. Solo per informazione, capisco che questo non importi a nessuno.

Se quanto sopra letto corrisponde al vero, se, come è verosimile, la Fallaci si è documentata sull’argomento prima di esporre la sua teoria sull’islam, se questa religione giustifica ogni atto, da noi ritenuto misfatto, se è vero, e lo è, che i musulmani fanno regolare uso del taqiyya cioè del diritto a mentire ai loro fini religiosi, di cui si riporta uno stralcio tratto dal sito www.islamicamentando.altervista.org:

 “Secondo la taqiyya, ai musulmani viene concessa la possibilità di infiltrarsi nel Dar-al-Harb (la “casa della guerra”, ovvero i territori non islamici), fingendosi moderati per insediarsi nelle città e nei luoghi vitali dei nemici, al fine di aprire la strada all’islam. I dissimulatori agiscono spesso per conto delle autorità musulmane, e di conseguenza non sono da considerarsi apostati o nemici dell’ortodossia islamica.

I dissimulatori sono legittimi mujaheddin, la cui missione è quella di fiaccare la resistenza del nemico e il suo livello di mobilitazione. Uno dei principali obiettivi è quello di causare divisioni tra gli avversari, sminuendo le responsabilità dell’islam (“Oh, ma io non sono religioso”, “Ma quello non è il vero islam, ti stai sbagliando, c’è così tanta disinformazione”, “oh, ma quella è un’interpretazione sbagliata”, “fratello, l’islam significa pace, amore”, “hey, leggi questo versetto pacifico“).

La taqiyya è infatti la pratica di mentire nell’interesse dell’islam. L’obiettivo è quello di ingannare i miscredenti, convincendoli della bonarietà dell’islam attraverso l’eliminazione di dubbi e preoccupazioni su questa religione. La taqiyya è alla base della propaganda musulmana presente oggi in Occidente. Uno degli argomenti principali di chi pratica la taqiyya é quello presentare l’islam come una religione che promuove l’uguaglianza dei diritti per le donne. Tutto questo è concepito con lo scopo di portare quante più persone possibili alla conversione all’islam. Su questo articolo l’Imam Durham ci fornisce un classico esempio di taqiyya, giacché afferma di sentirsi obbligato dalla sua religione a impedire a un vandalo di distruggere le proprietà di una chiesa o di una sinagoga. Questo genere di affermazioni vengono diffuse in pubblico con l’intento di presentare aspetti della religione islamica che non riflettono la realtà. Certamente l’atteggiamento storico dei musulmani verso le chiese e le sinagoghe NON è stato quello di proteggerle dal vandalismo ma anzi, piuttosto è stato il contrario. Simili menzogne, quando i musulmani sono minoranza e deboli politicamente, devono essere proferite in pubblico per presentare l’islam in una luce positiva e tollerante così da risultare appetibile agli occidentali e poco criticabile, in modo da far credere che l’immagine dell’islam come religione intollerante e violenta è soltanto un mito creato dai razzisti o più semplicemente da chi vuol diffamare la Vera Fede.

Questa sorta di santificazione della disonestà è viene giustificata da molti musulmani sulla convinzione che chi si oppone all’islam sta mentendo, perciò è legittimo usare la stessa arma. Per la maggior parte dei musulmani è assolutamente inconcepibile rifiutare l’islam, anche se lo si fa sulla base di ragionamenti razionali. Di conseguenza l’insistere nella miscredenza denota una mancanza di intelligenza o di moralità da parte dell’infedele. Frithjof Schuon su questo atteggiamento dei musulmani dice:

“Le basi intellettuali e quindi razionali dell’islam hanno l’effetto nel musulmano medio di provocare la curiosa tendenza a credere che i non musulmani o sappiano che l’islam è la verità e quindi la rifiutino per pura ostinazione, o siano semplicemente ignoranti riguardo ad esso e quindi possano essere convertiti da spiegazioni elementari; il fatto che qualcuno possa volersi opporre all’islam con coscienza pulita eccede di gran lunga l’immaginazione musulmana, precisamente perché l’islam coincide nella loro mente con l’irresistibile logica delle cose.”

Queste parole ci fanno capire molte cose che possono essere facilmente osservate da chi ha regolarmente a che fare con i musulmani. Ci fa capire perché gli argomenti degli apologeti dell’islam sono elementari, quasi fanciulleschi, e perché molte volte questi apologeti si riducano ad insultare l’infedele che li confuta. Ci fa capire inoltre il perché molti musulmani lodino pomposamente la “logica” e la “razionalità” dell’islam mentre allo stesso tempo difendono la loro fede con ragionamenti circolari e spesso contraddittori. E’ per questo che i musulmani possono, senza alcuna ironia, affermare che l’islam è una “religione di pace”, anche quando la testimonianza della storia e delle cronache odierne contraddicono nettamente questa affermazione. Per molti musulmani l’idea che un infedele possa rifiutare l’islam a causa di una sincera ricerca della verità è assolutamente inconcepibile. Per loro la verità dell’islam è evidente, quindi un rifiuto di fronte all’evidenza viene motivato dal fatto che l’infedele, con i suoi argomenti confutativi, stia mentendo, ed è persino molto abile a farlo dato che risulta impossibile controbattere in maniera logica alle sue “menzogne sull’islam”. Anche in questi casi che subentra il ricorso alla taqiyya, per deviare le “menzogne dell’infedele” così che la logica della verità, definita a priori come esclusivamente islamica, possa prevalere.

La taqiyya va al di la del semplice scopo di propaganda. L’origine etimologica della parola significa “per proteggersi da, per mantenere (se stessi).” Include quindi anche la dissimulazione da parte dei musulmani nel dare l’idea di non essere religiosi, in modo da non creare sospetti. Sotto queste mentite spoglie un musulmano, se necessario, può mangiare carne di maiale, bere alcolici, e persino rinnegare verbalmente la fede islamica, fintanto che “non lo intenda nel suo cuore”. Se il risultato ultimo di una menzogna è percepito dai musulmani come utile per l’islam o utile per portare qualcuno alla “sottomissione” ad Allah, allora la menzogna può essere permessa attraverso la taqiyya.

Il concetto di taqiyyah si trova anche nel Corano:

Che i fedeli non prendano per amici o protettori gli Infedeli al posto dei fedeli: se qualcuno lo facesse, in nulla vi sarà aiuto da Allah: eccetto come precauzione, così che possiate guardarvi da loro. Ma Allah vi avverte di ricordarlo; perché l’obiettivo finale è Allah.” Corano 3:28

In questo versetto si sconsiglia ai musulmani di prendere gli infedeli per amici, a meno che farlo possa essere utile a difendere l’islam dai suoi nemici (o percepiti come tali), possa prevenire perdite o possa proteggere i musulmani da chi li minaccia per la loro fede. In altre parole, il fine giustifica i mezzi. Se un musulmano deve dare l’apparenza di non credere nell’islam, ad esempio andando contro il principio generale di non avere infedeli per amici, in base alla dottrina della taqiyya ciò è accettabile.

Teniamo presente che tutto ciò che un musulmano praticante considera come “buono” è tutto ciò che contribuisce alla diffusione e il trionfo dell’islam. Un esempio di qualcosa di “buono” é il numero e la posizione dei membri musulmani nelle forze armate Americane, alcuni dei quali sono stati arrestati mentre cercavano di trasmettere informazioni ad al-Qaeda e altre organizzazioni terroristiche islamiche.”, se tutto quanto detto è vero perché sorprenderci su quanto succede?!

Certo è  -che non tutti i musulmani sono terroristi, ma che troppi terroristi sono musulmani; -che tanti terroristi dietro la “copertura” religiosa in realtà hanno semplicemente di mira il potere; -che tanta altra gente anonima, sbandata, senza futuro si propone per necessità economiche, per l’opportunità di protagonismo, per dare un senso alla propria esistenza; -che la maggior parte dei paesi mediorientali ed africani non sono costituiti da popoli uniti ma piuttosto da una accozzaglia di tribù e che (come la storia ce ne da conferma ricordandoci i casi Gheddafi ed Hussein) possono essere governati unicamente da regimi autoritari; -che purtroppo questa non è solo storia passata e attuale: è storia senza fine; -che jiad, al qaeda, isis nascono dentro l’islam; -che in definitiva nell’islam, in cui non esiste la religione ma un’ideologia che contempera religione e politica, comunque assoggettata alla prima, convivono estremisti e moderati (ricordiamoci che gli islamici sono privi di una vera ed unica guida spirituale, da noi rappresentata dal Papa, particolare a mio modesto parere rilevantissimo. Difatti viene eletto o addirittura si autoproclama imam chi, in linea di massima, è più istruito nell’ambito della comunità islamica del proprio comprensorio).

Gli estremisti hanno come obbiettivo unico quello di uniformare tutti gli esseri viventi all’islam, trucidando i diversamente pensanti; i secondi, pur non rinnegando i principi base dell’islam, sono costretti, per opportunismo, ad uniformarsi per quanto possibile al pacifismo ed alla democrazia dei paesi che li ospitano: ma sono proprio loro, gli osservanti del così detto islam buono, ad essere i primi a voler e dover combattere l’islam cattivo a cominciare dalle moschee, loro principale luogo di aggregazione. Dovrebbe essere immediatamente recepito dai politici buonisti che  in Europa ogni terrorista operativo (ed ottimisticamente ipotizzando se ne conterebbero non meno di cinquemila) è capace di produrre stragi anche di centinaia di vittime! Mentre loro ci dimostrano che una loro vita ne vale cento delle nostre, noi non siamo in grado di dimostrare che cento delle loro non vale una vita di persona  rispettosa delle regole civili e democratiche). E purtroppo questo lo subiremo fino a che i terroristi si limiteranno ad abbattere i simboli occidentali e non alzeranno il tiro colpendo capi di stato e leaders politici. Fino  ad allora siamo autorizzati a pensare che tutte le perdite di vita umane non siano da addebitare a semplice cattiveria di singoli, ma piuttosto alla responsabilità ed alla incapacità dei politici di bloccare tale cattiveria, ci auto dispensiamo dal partecipare ai rituali cortei post attentati, dal risentire le abituali condanne del Papa, dal riascoltare le copia-incolla dichiarazioni dei capi di stato circa il fatto che non cambieremo le nostre abitudini (nel senso che loro, i politici, continueranno a circolare blindati!).

Effettivamente non cambieranno né le abitudini né tanto meno le leggi finché non saranno colpiti loro personalmente. E questo effettivamente è un problema. E’ un problema dover assistere agli stupori ipocriti dopo ogni attentato quando è palese che siamo in guerra. E’ un problema per un errore politico di lettura della situazione, che invece va approcciata con criterio rivoluzionario rispetto al modo standard di pensare. C’è da stupirsi infatti se ognuno di noi si difende, uccidendolo, l’animale che tenta di sterminare non solo il pollaio ma noi stessi e la nostra famiglia; ci saranno giudici o animalisti ad accusarci? Ecco, se ci si scrolla di dosso concetti come democrazia, garantismo, diritti umani ecc. inapplicabili a gente che di umano ha forse solo l’aspetto ma per il resto è peggio della peggiore bestia, allora riusciremo a reagire. Per questa gente non possono valere le regole occidentali, sia perché costoro disconoscono concetti come democrazia, diritti umani, rispetto o, peggio, conoscendoli, sfruttano sapientemente le fragilità occidentali costituite dal vincolo del diritto umanitario bellico, dal vincolo dei diritti umani, dal vincolo del garantismo ecc. così tendendo a colpire laddove è più facile o esiste maggior permissivismo o vigono codici penali blandi, ma vanno create ed applicate regole speciali proprio a difesa della sicurezza nazionale, della sicurezza privata, della democrazia, della libertà, diritti tutti conquistati faticosamente nei secoli e non regalati. Fu un caso la creazione di leggi speciali per contrastare l’emergenza terrorismo degli 60/70 nel nostro paese?

Né tanto meno sono meritevoli di sentimenti di perdono o misericordia: questo lasciamolo ai buonisti, che così si sentiranno grandi… dimentichi che così facendo offendono ancor più le vittime degli attentati!

Cosa farei?

v. LIBRO

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