COPPIA
Coppia tipo
Si potrebbe scrivere un intero testo sul tema, ci limitiamo solo a fare un brevissimo excursus, esprimendo pareri tratti dalla esperienza e comunque in armonia con le impostazioni del presente scritto. Fino all’immediato dopoguerra, seppure in maniera residuale, vigeva, quantomeno al sud, una legge non scritta secondo la quale uomini e donne avevano compiti ben definiti. L’uomo era il capo della famiglia, anche se con il trascorrere degli anni il titolo diventava sempre più teorico; portava i soldi a casa, provvedendo quindi al soddisfacimento di tutte le esigenze economiche della famiglia. Aveva la rappresentanza della casa, godeva di alcune libertà, come quella di coltivare amicizie, sovente non consentite alla moglie. Non di rado era il padre-padrone.
Vale la pena di rammentare che solamente nel 1981 fu cancellato l’articolo di legge che consentiva il delitto d’onore ed il matrimonio riparatore. Con riferimento agli anni 60 e segnatamente al sud, era pressoché impossibile rinvenire ragazze non vergini che convolassero a nozze. Ma, poiché la rivoluzione sessuale era già in atto e le donne avevano fatto in fretta ad emanciparsi ed a recuperare il tempo perduto, non era insolito imbattersi in ragazze capaci di declinare pedissequamente il kamasutra, pur tuttavia preservando la verginità. La moglie, in quanto tale, acquisiva il cognome del marito, provvedeva all’organizzazione generale, ovvero ai figli ed alla casa, dove principalmente svolgeva la sua attività. Con specifico riferimento al sesso e parecchio prima della rivoluzione sessuale, sembra addirittura che l’orgasmo femminile non fosse ben visto, immagino perché rappresentativo di libertà di costumi e quindi sconveniente. Generalmente il marito rimaneva il primo ed unico uomo della donna e viceversa. Generazioni di coppie sconoscevano le diversità (positive o negative) non prettamente esteriori degli individui dell’altro sesso. Non avevano la possibilità di scelta, come oggi, possibilità che, come dimostrato, non ha comunque garantito maggiori sicurezze sulla qualità di vita della coppia medesima né tantomeno sull’eternità del rapporto. Nel bene e nel male la coppia così concepita aveva resistito nei secoli, grazie ad un equilibrio che si instaurava automaticamente sia nei casi della coppia marito padrone (a volte violento)/moglie sottomessa sia nei casi di marito padre di famiglia/moglie vero capo famiglia. Oggi è inimmaginabile, non solo dalle femministe-attiviste o ex tali, che in altri tempi la coppia presentasse un proprio equilibrio, anzi, non può nascondersi che la maggioranza delle mogli non avrebbe concepito un marito diverso! Successivamente, a seguito dei movimenti femministi, della rivoluzione sessuale ecc., la coppia ha dovuto inevitabilmente reinventarsi e sono naturalmente sorti nuovi equilibri. Per tanti era meglio prima, per tanti altri è meglio oggi; personalmente sono convinto che, nelle condizioni ideali, fosse meglio prima, ma, per stoppare la naturale tendenza di discriminare in negativo tutto ciò che è del passato e consentire di giudicare sulla base di informazioni dirette, corre l’obbligo descrivere come si svolgesse la vita familiare, o menage medio. Il pater familias usciva da casa, spesso di buon ora, per recarsi al lavoro e ne faceva rientro a sera. Egli si faceva carico di tutte le spese della casa e della famiglia: probabilmente per questo era da tutti rispettato (si racconta che, prima degli anni trenta-quaranta fosse quasi d’obbligo da parte dei figli dare del “voi” al padre. Ma non c’è da stupirsi se si pensa che tale comportamento sia tuttora in uso, per quanto di nostra conoscenza, anche in alcuni paesi dell’est Europa). Il buon padre di famiglia pertanto si faceva carico delle spese di vitto, vestiario, voluttuarie della famiglia e naturalmente di quelle della casa. La buona madre di famiglia aveva l’onere non indifferente di provvedere alla pulizia ed ordine della casa, a lavatura, asciugatura, stiro e rammendo dei vestiti, alla spesa, alla preparazione dei cibi, al riassetto dei locali, alla buona educazione dei figli. E, cosa non marginale, era rispettata dal marito e naturalmente dai figli! Parliamo di situazione media perché, nei migliori casi, a molte di tali incombenze provvedeva il personale di servizio. Nella considerazione che trovano sempre favorevole accoglimento tutti i cambiamenti e le rivoluzioni che producono miglioramenti, siano essi economici che sanitari, di qualità della vita in genere, è lapalissiano perché la donna media oggi trovi disdicevole, fare ritorno al passato: il comune pensare infatti l’avrebbe sdoganata dalla condizione di casalinga, schiava di casa, dipendente economicamente ecc., mentre oggi la vedrebbe autosufficiente, indipendente, priva di vincoli e limiti. La verità invece potrebbe risultare diametralmente opposta in relazione al valore che venisse assegnato alle cose. Se ad esempio per qualcuno è fondamentale vivere senza la paura di essere aggredito, rapinato, ucciso, non ha bisogno di scomodare i tempi di Mussolini nei quali i novantenni narrano che si dormisse con le porte di casa aperte, basta che si trasferisca in un paese semi autoritario (Cuba ecc.) e vivrà serenamente. Nel nostro caso se qualcuno volesse vivere una vita in compagnia di una moglie con “gli attributi” e dei figli da cui è rispettato e che lui ricambia, tutti componenti con ruoli ben definiti, o nasce con la camicia o deve porsi alla ricerca di paesi lontani o più facilmente non gli rimane che accomodarsi in poltrona, immergersi nei filmati di un’epoca scomparsa e appagare così almeno la sua fantasia. Qualsivoglia sia il punto di vista ogni equilibrio è figlio dell’egoismo.