MEDICINA
Per il motivo, certo non marginale, di interessare punti particolarmente sensibili della vita dell’uomo, come la salute e la libertà e quindi il nostro futuro, viene spontaneo considerare particolarmente nobile l’attività degli operatori della sanità, così come di quelli della magistratura. E’ impossibile che qualcuno si auguri di imbattersi, nell’arco della sua esistenza, in medici superficiali o impreparati che contravvengano alla dottrina ippocratica e non operino in modo umano e nel pieno rispetto delle regole. Non dispiace ripetere in talune occasioni una banalità: è meglio non avere mai a che fare con medici, giudici ed avvocati: in caso contrario significa avere problemi di salute o giudiziari! Non si conosce nessuno che sia stato baciato da questa fortuna, tuttavia si è certi che, oltre agli eremiti ed a pochi “prescelti”, è possibile trovarne tra la gente che per scelta di vita o per necessità, vive nella modestia, nella semplicità, nella solitudine e…nella fortuna.
Ma, se il primo grado di fortuna è saltato occorre augurarsi almeno, come premio di consolazione, la concessione del secondo grado: potersi avvalere, se non altro in questi campi, di gente seria e professionale. Ci guadagna la salute ed il portafoglio! Chi ha vissuto esperienze in prima persona o è stato a conoscenza di incidenti accaduti ad amici o parenti o ha semplicemente letto qualcosa sull’argomento sa perfettamente che un’indagine o un intervento errato possono cambiare, se non togliere, la vita ad una persona e spesso anche alla sua famiglia. Senza sommare le non rare vertenze di richiesta di risarcimenti che ci si può trovare costretti ad intraprendere con i problemi conseguenti alle stesse legate (spese legali, tecniche, burocratiche, lungaggini, stress..)
Un’altra ovvietà è che, a fronte della fortuna di ricevere un’assistenza sanitaria praticamente gratuita da parte dello stato, non tutti i cittadini possono fruire dei servizi di eccellenza, come le consulenze, le cure e gli interventi da parte dei professori della medicina, se non si hanno le giuste conoscenze e non si dispone delle adeguate risorse economiche. Ma qui si entra in un campo ben più vasto che si riferisce alle lobbies in generale. Non si hanno particolari pregiudizi sulle lobbies; ognuno terrà le proprie opinioni, ma, specificamente nel campo medico, si apprezzerebbe che lo stato si facesse carico di assicurarsi la disponibilità delle eccellenze da offrire alla popolazione bisognosa, previa stipula di appositi contratti con compagnie assicurative. Se infatti si pretendono consulenze eccellenti nei diversi ambiti, ingegneristico, architettonico, finanziario, fiscale, tributario, ecc. ognuno si adopera secondo le proprie possibilità e volontà; il campo medico no, è… un’altra cosa e la sanità ha una valenza etica enorme.
Ora, premesso che si ritiene assolutamente normale che il medico che, per disponibilità economiche, per volontà, per capacità intellettuali ecc., abbia avuto la possibilità di acquisire specializzazioni specifiche ed esperienze eccezionali, sia riuscito a conquistare cariche universitarie, primariati, presidenze e quant’altro, ha pieno titolo di guadagnare tanto, così come è normale la sua discrezionalità a divulgare o meno il proprio sapere. Ma per tutte le centinaia di malattie più o meno comuni è inimmaginabile una disconoscenza a livello globale. Il medico di base, nostro primo interlocutore in caso di problemi di salute, in genere non sarà a conoscenza delle ultimissime novità in un campo particolare, ma, attraverso l’anamnesi, azzarderà una diagnosi e in relazione al protocollo, ci assegnerà tipo di farmaco e dosi. Se la diagnosi non sarà azzeccata tenterà un’altra strada e, in caso di resa, ci inviterà a rivolgerci a specialisti. Sappiamo che le cose vanno così, ancora oggi e, credo, con tutti i medici. Infatti i medici di base generalmente tengono molti pazienti ( fino a 3000), sono praticamente impegnati per il 90% del tempo dal lavoro routinario di rilascio ricette di farmaci ed impegnative per accertamenti clinici vari per cui, solo in casi eccezionali, pochi pazienti hanno la fortuna di essere seguiti nel proseguo di malattie, con la probabilità che gli stessi cadano nel dannoso fai da te o le trascurino con conseguenze gravi.
E’ corretto evidenziare che in Italia disponiamo di un’assistenza sanitaria tra le più evolute e garantiste, tuttavia, nei casi di disturbi ripetuti, fastidiosi ma non gravi da giustificare il ricorso all’ospedale, non risolti comunque dal proprio medico, non avendo parenti o amici medici, solo chi possiede risorse economiche può optare per il ricovero presso strutture sanitarie private o rivolgersi a specialisti: se tutto va bene, imbattendosi nelle persone giuste, riuscirà a risolvere il problema in tempi ragionevoli. In caso contrario? L’auspicato intervento pubblico per consentire a tutti di fruire di consulenze specialistiche e accertamenti diagnostici in tempi accettabili, a quando? Nel campo interventistico? La situazione si replica. E’ noto infatti che, in condizioni di urgenza, chiunque viene sottoposto a ricovero e ad interventi chirurgici, operati dall’equipe disponibile, con il contributo più o meno importante di specializzandi e…si spera che tutto vada bene. In caso sia assente l’urgenza un intervento sarà programmato nel tempo e, non di rado, supererà l’anno solare, mentre, se eseguito in regime di libera professione (dallo specialista/primario), nell’arco di pochi giorni. E’ lapalissiana la disuguaglianza di trattamento. Per una società più giusta, non sarebbe più corretto ad esempio assicurare nei casi urgenti la presenza di un primario e pretendere nei casi non urgenti il pagamento di somme più alla portata del cittadino medio che voglia operarsi prima? Il buco per le casse sarebbe coperto da quei 6 miliardi di euro dovute a corruzione e a frodi nel campo della sanità, scoperte dalla guardia di finanza!
Mi viene alla mente anche una situazione risalente ad oltre trent’anni fa. (S) Era recente la commercializzazione dei primi computers domestici ed io mi dilettavo a compilare programmi di calcolo ingegneristico. Con il mio medico di base, molto preparato, nonché amico, dissertavamo sulla possibilità di creare un enorme database che contenesse tutte le informazioni possibili sulle malattie più ricorrenti e sulle probabilità di individuarle in base ai sintomi riferiti dai pazienti. Per quanto mi riguardasse ciò era possibile con l’utilizzo di linguaggio elementare e mediante semplici istruzioni del tipo IF, THEN, ELSE, GOTO mentre, per quanto di sua competenza mi garantiva, entusiasticamente, che non esistevano problemi. Poi, purtroppo, il tempo tiranno non ci consentì di attuare il progetto. La domanda che mi sono sempre posto da allora: perché non sia stato realizzato fino ad oggi né da multinazionali del software né da equipe mediche interdisciplinari un siffatto programma? Ma mi spingo oltre. Oggi mi aspetterei anche che il programma, di cui dotare tutti i medici di base, fosse integrato da data base specifici e dalla possibilità di interfacciarsi in tempo reale con ospedali e centri specialistici. Mi aspetterei che ogni paziente disponesse di una card personale contenente, oltre ai propri dati personali, tutti i suoi trascorsi sanitari (interventi subìti, allergie, cure farmacologiche pregresse ed in corso ecc.). Mi aspetterei un più proporzionato numero di medici di base, meglio preparati ed attrezzati, a garanzia di più accurate diagnosi per un più ristretto numero di assistiti. Non solo. Il maggior costo sarebbe ampiamente coperto dalla minore spesa (ingente) delle tante indagini che superficialmente e distrattamente la maggioranza dei medici prescrive. Solo di recente ho saputo di un software evoluto elaborato da super computers che supporterebbe gli operatori della medicina mettendo loro a disposizione migliaia di dati in tempo reale.
Terminiamo con una vecchia storiella sull’argomento. Esame universitario di anatomia: l’esaminanda va malino, ma il professore è in giornata si, così decide di farle un’ultima domanda e regalarle il 18. “Signorina mi spieghi cos’è il pene”; lei felicissima “Professore questa la so: è un osso”; “Cosa? Dove l’ha letto sta cosa, chi glielo ha detto”; ” Ma si professore, ogni volta che sto insieme al mio ragazzo lui mi dice “toh spolpati quest’osso”.