PROBLEMI
E’ certo che si tratta di un termine tra i più usati ed anche a livello internazionale è più o meno simile (inglese, francese, tedesco, russo ecc.). E’ certo che non esista chi non ne abbia mai avuti o non abbia manifestato di averne; il problema non è correlato all’età, allo strato sociale, alla condizione di salute. E’ stupido, riduttivo ed ignorante l’assunto che i problemi non attengano ai ricchi; se ne parla a sufficienza in altra parte di questo scritto e, comunque, una gamba rotta o l’indifferenza della donna amata può rappresentare un problema sia per il ricco che per il povero.
Così come i dolori fisici o psichici, ognuno ha una diversa percezione del problema, in relazione al proprio grado di sensibilità e di egoismo, all’età. Il problema assoluto non esiste ed ognuno, che conosce il “peso” del suo problema, non può conoscere “il peso” del problema altrui, quindi avrebbe l’obbligo di non imporre il proprio agli altri e di non sottovalutare e di comprendere quello altrui. E questo è effettivamente un problema! Perché accade esattamente il contrario, per il primo principio! E così ci piacerebbe essere sempre circondati da gente che non ci propini i suoi problemi, capisca i nostri e possibilmente, se chiediamo aiuto, ci risponda: “ Non c’è problema”. Può succedere, ma è raro. Io l’ho vissuto, ho visto risolti problemi per me insormontabili da qualcuno che aveva il potere o la possibilità di farlo; poi chiaramente mi disobbligavo, ma la risoluzione del problema non aveva prezzo e la sensazione che rimaneva era stupenda. Così, quando mi è capitato di rendermi utile per gli altri, cosa che facevo naturalmente senza calcolo, l’espressione degli altrui ringraziamenti era una bella gratificazione per me. Mi è pure accaduto di non avere né ringraziamenti né regali né riconoscenze, dopo aver fatto favori importanti. Ma anche questo ci sta tutto grazie all’egoismo. E poi non si dimentichi il vecchio detto Fai male e pensaci, fai bene e dimenticalo.
(P) Mi metto totalmente a nudo e confesso che, anni fa da studente al politecnico, mi feci fare una “raccomandazione” per una materia. La materia mi piaceva, e forse feci questo passo per prendere un voto migliore o forse per saggiare le potenzialità del politico, amico mio e del docente interessato. Il risultato: fui rimandato. Non me la presi più di tanto, anzi feci tesoro dell’esperienza (che non ripetei più). La materia la superai brillantemente alla sessione successiva.
Come detto nella “sofferenza”, chi ha sofferto di più si è temprato e non vive più come problemi molti di quelli che riteneva tali prima della sua sofferenza. (P) Tempo addietro subii degli interventi chirurgici e rischiai di morire. Quando feci rientro a casa, con diciotto chili in meno, ero debilitato e sfiduciato, perché mi aspettavano altri interventi, ma la mia visione della vita era cambiata. Mi ritrovai ad osservare, incantato, le bellissime rose in giardino, le formichine nelle loro lunghe scie, i pesciolini sguazzare nel minuscolo laghetto artificiale: era come se vedessi per la prima volta casa mia, apprezzai come mai ciò che avevo visto tutti i giorni, da anni. Da allora per me molti dei vecchi problemi furono declassati a livello di banalità! Chiunque sia stato “baciato dalla fortuna” di vivere, ed aver superato, qualche grosso problema, non necessariamente di salute, sa di cosa si sta parlando. Ecco, si dovrebbe fare tesoro di questa esperienza.
Come prima accennato l’entità del problema è funzione della sensibilità, dell’egoismo e dell’età. Il sensibile soffrirà di più per un suo problema ma capirà anche quello altrui; l’egoista, al pari del ragazzino capirà esclusivamente il suo problema. Un esempio calzante che mi piace proporre è quello del padre onesto ma disperato perché non in grado di pagare un debito in scadenza-la figlia diciottenne infelice perché abbandonata dal suo moroso-il figlio di otto anni avvilito perché non gli è stato regalato il giocattolo del giorno. Non si fa fatica ad indicare quale sia il problema più serio, tuttavia solo un padre speciale è capace di comprendere ed aiutare i figli a risolvere i loro, i figli certamente no. Ma, senza interessare l’età, mi piace riportare il più significativo di quelli vissuti personalmente. (P) Tempo fa il mio alloggio fu interessato da un incendio che provocò la distruzione di ogni cosa, ad esclusione dei muri esterni. Persi arredi, vestiti, valori vari, documenti e testimoniane e ricordi del passato: un danno che andò molto oltre l’entità materiale di per se notevole. Nei giorni seguenti un conoscente, manifestando la sua originalissima partecipazione alla mia angoscia, mi confortò così: “perché cosa dovrei dire io che anni fa mi è andato a fuoco il deposito del fieno?”
Termino con uno dei miei aforismi: A chi è così affezionato ai propri problemi da non volerli rimuovere, suggerisco di aggiungerne uno: Quello di migliorarsi e di toglierne uno : Quello dell’apparire.