Come considerare il dolore? Cediamo all’ovvietà se affermiamo che è sensazione perlomeno fastidiosa, inopportuna, inutile, odiosa; siamo matti se diciamo che è utile, necessaria, piacevole. Accettiamo di essere ovvi e matti e spieghiamo perché. Il dolore è percepito da ognuno in modo assolutamente personale. Può essere occasionale, cronico, periodico, stazionario, variabile.
Per quanto attiene alla percezione esistono diverse scale, denominate algometriche, la più nota delle quali è quella lineare che va da 1 a 10. Ognuna ha i suoi pregi e difetti e personalmente le ritengo solo indicative; il metodo più affidabile sarebbe quello di disporre di uno strumento affidabile come il classico misuratore della temperatura, che indicasse il dolore percepito e non già quello riferito dal paziente. Cosa impossibile visto che il dolore, come la gioia e tutti i sentimenti e le sensazioni sono assolutamente individuali dipendendo da una moltitudine di fattori personali. Ciò che si vuole dire è che occorre avere grande comprensione per riuscire a considerare con parità la sofferenza di un bimbo per la perdita di un animale o del giocattolo preferito, quella manifestata da un adulto per la morte di un genitore, per l’abbandono del suo amore, per la amputazione di un arto, o al limite per i danni all’autovettura personale.
Il mondo emotivo è un caleidoscopio con così tante variegate sfumature da indurre stati d’animo squisitamente soggettivi: sarebbe arduo solo tentare di farne un elenco. Mi limiterò perciò a narrare quegli episodi autobiografici interessanti prevalentemente aspetti sentimentali e/o sessuali: tutti ovviamente legati all’egoismo e ritenuti meritevoli di menzione non solo per avere fatto scattare emozioni personali, ma anche perché alcuni presentano aspetti umoristici, altri perché di auspicabile utilità.
Famiglia tipo
Dalla lettura dell’art. 34 della Costituzione traspare chiaramente la concezione dell’istruzione come servizio pubblico essenziale per assicurare il pieno sviluppo delle persone, ciò che viene ulteriormente ribadito dall’art.26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani laddove si dice che ogni individuo ha diritto all’istruzione e che l’istruzione elementare deve essere obbligatoria (8 anni). Senza entrare nel merito a chi vadano attribuite le competenze e governance (Stato, Regioni, Enti Locali, Istituti Privati), si è dell’opinione che il processo educativo della scuola, come finora concepito, vada rimodulato e ripensato per superare l’attuale limite della semplice istruzione generale, anche in considerazione dell’escalation di violenze, di pericoli in generale, di turbamenti, innescati principalmente dalle droghe, che più facilmente possono colpire la parte più fragile della società: i nostri figli.
Ritenendola significativa (se si pensa che ci riferiamo ad oltre duemila anni fa!), si riporta in formato ridotto la lettera inviata da Epicuro ad un certo Meneceo : (A)
Sinonimo di primi approcci amicali e sentimentali, di confronti, esperienze , entusiasmi e delusioni, ma anche di tanta stupidità che si traduce e concretizza quasi sempre in presunzione, in ignorante e spocchiosa arroganza.