bestemmia
Qualche tempo fa ho letto che presso i popoli primitivi esisteva la convinzione che la parola possedesse una forza magica, cioè che fosse in grado di rendere magico l’oggetto interessato, di modificarlo. La funzione antica della bestemmia, così come dell’invettiva e della calunnia vanno compresi alla luce di tale mentalità. Se proprio se ne vuole trovare l’origine e la supposizione fosse azzeccata, viene da chiedersi se il bestemmiatore routinario (ricomprendendo nel termine sia la blasfemia che l’imprecazione in genere) voglia veramente, ma anche il perché, rendere magico o modificare la troia, la puttana, la vacca o le divinità che più gradisce. Lo escludo. Piuttosto sono propenso a pensare che la spontaneità con cui ricorre all’esternazione l’abbia appresa in famiglia o carpita agli amici più anziani o più “fighi”, certo non era insita nel suo DNA; poi avrà trovato terreno fertile nel suo mondo, non sempre(purtroppo) di ignoranza, e quindi divenuta abitudine. Possiamo considerarlo come un vezzo o una piccola droga, comunque non è stato nemmeno bravo ad inventarla lui. Ho precisato ”non sempre di ignoranza” e difatti non è esclusiva di un livello sociale: ciò rafforzerebbe l’idea che di abitudine si tratti.
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