DNA
Appena ha inizio la nostra vita, ci ritroviamo già con una “dotazione” di serie, geneticamente determinata (DNA) che comprende:
- A) LE DOTAZIONI INTERIORI
- B) LA PREDISPOSIZIONE ALLE MALATTIE
- C) L’ASPETTO ESTERIORE
- D) LA FISICITA’
Le dotazioni interiori, nel seguito spesso semplificate in doti interiori, si intesseranno con lo status socio/economico della famiglia e con l’ambiente, elementi che, nel corso degli anni, saranno passibili di mutazioni in meglio o peggio e che, unitamente alla cultura ed all’età, saranno determinanti per l’identificazione dell’individuo (in un determinato momento della sua vita).
A seguito della “filtrazione” operata dallo status socio/economico e dall’ambiente, ivi comprendendo anche influenze politiche e religiose, sulle doti interiori originarie sarà possibile determinare il valore di un individuo.
Tentiamo di addentrarci all’interno di questo complesso sistema, approfondendo (nessuna paura, lo facciamo solo a livello elementare.. così capisco anch’io) singolarmente tutti i vari componenti della “dotazione” e relazioniamoli ai due parametri “extra dotazione” cultura ed età.
Prima però è essenziale rispondersi alla domanda: cosa interessa l’uomo nell’arco di tutta la sua esistenza?: le risposte più ovvie, escludendo le eccezioni rappresentate dai casi psichiatrici, le menomazioni, i fanatismi ecc., si possono considerare quelli che considero i due assiomi: 1) il proprio benessere, 2) l’armoniosa coesistenza con gli altri esseri umani. Apparentemente i due punti sembrerebbero antitetici, in realtà il secondo punto è consequenziale al primo ed entrambi sono figli dello stesso padre: l’egoismo e, nella pratica quotidiana, si assisterà ad un continuo alternarsi delle due fasi in ogni essere umano.
È tutto chiaro, ma da ora cominciano i problemi.
Infatti, per il perseguimento di questi due interessi primari e naturali, ognuno tenderà ad operare nel soddisfacimento delle proprie personali esigenze ed aspirazioni. Questa discordanza di opinioni, di punti di vista, di gradimento ecc. rappresenta il concetto centrale, che ci accompagnerà per tutto il percorso e ci ricorderà che chi la vuole cotta, chi la vuole cruda è un conciso ma verissimo detto che imprigiona il pensiero della diversità umana; per cui se si considerassero tutte le variabili in gioco in un determinato arco temporale scaturirebbe un numero di modi di agire non pari al numero attuale di esseri umani viventi ma superiore! E ciò perché nessun essere al mondo agirà mai nel medesimo identico modo, neanche negli atti e gesti ripetitivi. Avete presente il famoso aforisma eracliteo del panta rei, secondo il quale tutto scorre come un fiume, cioè un’azione sempre uguale, compiuta dalla stessa persona, non sarà comunque mai perfettamente uguale a quella precedente?
Entrambe le risposte sopradette discendono da quella che mi piace definire come la legge universale o primo principio: l’egoismo, di cui si dirà in appresso.
Nelle more di approfondire il concetto di egoismo, riprendiamo i due assiomi di cui sopra accompagnandoli da opportune puntualizzazioni.
Il primo assioma citato al punto 1-DNA sostiene che nell’arco della sua vita l’uomo è interessato al proprio benessere. Ora speriamo non ci sia nessuno che confondi il benessere con l’agiatezza economica ma, non potendolo escludere, sono d’obbligo alcune riflessioni. Chi possiede un minimo di buonsenso e di esperienza non può non riconoscere che il benessere dell’uomo si misura sulla base delle “dotazioni di serie”, di cui si è detto e che per comodità si richiamano: doti interiori, predisposizione alle malattie, aspetto esteriore, fisicità, “filtrati” da status socio-economico e ambiente. Immaginiamo ora un individuo agiatissimo: istintivamente la gente comune nutre nei suoi confronti cordiale invidia. Ipotizziamo ora che il nostro abbia un aspetto orripilante o un fisico assimilabile ad un animale o sia condannato a pene infernali da malattie debilitanti o sia talmente stupido da non comprendere tra l’altro nemmeno il valore del denaro, di fatto rendendogli impossibile il suo utilizzo. La gente comune manterrà ancora il coraggio di invidiarlo? Immagino la risposta. Appare più naturale, se il proprio sentimento di invidia verso gli altri è incontenibile, che questo lo si provi nei confronti di chi possiede almeno un mix accettabile delle dotazioni di cui sopra. E quindi ad esempio si invidierà l’individuo benestante dotato di grande intelligenza o molto affascinante o sano e robusto ecc. Il comune pensiero, al contrario, pone al primo posto il denaro e così la frustrazione personale ha facile sfogo nell’invidia sociale. Si rimanda al capitolo “invidia” per approfondimento.
Il secondo assioma asserisce che l’uomo è interessato all’armoniosa coesistenza con gli altri esseri viventi. Soffermiamoci a vedere quali sono i possibili rapporti tra persone.
Si possono individuare sei tipi di rapporti.
1 tipo: commerciali-professionali (rapporti esterni)
Il tipo: di lavoro
IlI tipo: di amicizia
IV tipo: di conoscenza
V tipo: di amore
VI tipo: di parentela
Ogni rapporto/relazione può viversi per diversi motivi, che a mio vedere sono in tutto quattro:
- A) per piacere
- B) per dovere
- C) per convenienza
- D) per necessità
Non troviamo nulla che non sia riconducibile ad uno o più di questi casi. Così ad esempio:
Un lavoro si fa per necessità, ma nessuno degli altri casi è escluso: ciò che più importa è che il motivo sia quello più soddisfacente per la persona (eventualità che sappiamo bene non sempre si avvera; è infatti piuttosto raro che qualcuno confessi di sentirsi “rapito” dal proprio lavoro).
Un’amicizia sarebbe bene che nascesse per piacere o almeno che si trasformasse tale, ma sappiamo altrettanto bene che spesso non è così, e scoprire tardivamente la verità di essere stati traditi produce ovvie delusioni a chi l’ha vissuta con sincero sentimento. In questo caso risulta fondamentale valutare all’inizio ed obbiettivamente sia personalità che carattere dei protagonisti della relazione, ciò, che se non esclude disillusioni, almeno le riduce decisamente.
Un amore è sentimento altrettanto, se non più, delicato dell’amicizia; a maggior ragione sono auspicabili attenzioni e cautele nella fase del pre-innamoramento, iniziato il quale è quasi impossibile rimanere disincantati e sapere discernere ciò che è bene o vero da ciò che è male o falso.
Un atto di solidarietà si ritiene sia fatto per piacere, anche se non si possono escludere casi limite.
Un aiuto fisico o morale nei confronti di un proprio caro o amico non dovrebbe che essere compiuto per piacere. Ma non deve stupire se si scopre che questo sentimento non è avvertito dall’egoista tipo due, il quale lo farà con più probabilità ove costretto, cioè per convenienza, per dovere o per necessità. Il medesimo atto nei confronti di uno sconosciuto sarà eseguito per dovere civico dall’egoista tipo uno, invece non sarà neanche contemplato o verrà svolto solo per convenienza dal tipo due.
Non c’è relazione umana che non rientri nelle tipologie suesposte e non si estrinsechi con le modalità dette. Se volete giocare, le possibili combinazioni non sono 4 (motivi di rapporto) x 6 (tipi di rapporto) = 24, ma 40, come risulta dalla schematizzazione che segue:
v.LIBRO
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