dolore
Come considerare il dolore? Cediamo all’ovvietà se affermiamo che è sensazione perlomeno fastidiosa, inopportuna, inutile, odiosa; siamo matti se diciamo che è utile, necessaria, piacevole. Accettiamo di essere ovvi e matti e spieghiamo perché. Il dolore è percepito da ognuno in modo assolutamente personale. Può essere occasionale, cronico, periodico, stazionario, variabile.
Per quanto attiene alla percezione esistono diverse scale, denominate algometriche, la più nota delle quali è quella lineare che va da 1 a 10. Ognuna ha i suoi pregi e difetti e personalmente le ritengo solo indicative; il metodo più affidabile sarebbe quello di disporre di uno strumento affidabile come il classico misuratore della temperatura, che indicasse il dolore percepito e non già quello riferito dal paziente. Cosa impossibile visto che il dolore, come la gioia e tutti i sentimenti e le sensazioni sono assolutamente individuali dipendendo da una moltitudine di fattori personali. Ciò che si vuole dire è che occorre avere grande comprensione per riuscire a considerare con parità la sofferenza di un bimbo per la perdita di un animale o del giocattolo preferito, quella manifestata da un adulto per la morte di un genitore, per l’abbandono del suo amore, per la amputazione di un arto, o al limite per i danni all’autovettura personale.
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